Moni Ovadia ad ANTICOntemporaneo

Dante "traduttore" di Omero, Porta "traduttore" di Dante
Moni Ovadia Cassino ANTICOntemporaneo
19
Ott

Moni Ovadia ad ANTICOntemporaneo

Aderente allo spirito di ANTICOntemporaneo e all’omaggio all’opera di Dante, Moni Ovadia interverrà a Cassino mercoledì 26 ottobre  con Dante traduttore di Omero, Porta traduttore di Dante, intervento che farà intraprendere un nuovo viaggio da un autore all’altro attraverso diversi testi e linguaggi appartenenti a culture lontane, ma legate da un profondo dialogo diacronico.

Moni Ovadia è attore e drammaturgo, cantante e compositore, “lettore” e scrittore: ha instaurato un dialogo bivalente col “testo” artistico ponendosi talvolta nel ruolo di performer/fruitore, talaltra di creatore dell’opera. È l’artista pellegrino dei tempi moderni che vive il continuo spostarsi da un paese all’altro come l’occasione di arricchirsi di volta in volta di nuove esperienze e, allo stesso tempo, regalare a un pubblico sempre nuovo la trasmissione del proprio ingegno e della propria cultura, ormai sconfinati grazie all’esperienza di chi, per sete di conoscenza e bisogno di nuove possibilità, non ha saputo mai fermarsi e ha vissuto l’intera vita come un continuo lungo viaggio.

Questa filosofia di vita esperienziale eredita il concetto dantesco di viaggio come allegoria di un percorso conoscitivo lungo una vita, un’opportunità che negli anni si è trasformata in esigenza, ormai irrinunciabile.

Il celebre passo dell’Inferno (XXVI, 119-20) fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza allegorizza una sintesi della vita e ha un particolare significato ideologico e particolare presa nella personalità artistica di Ovadia che ne ha dato pregevole lettura lo scorso gennaio a Monaco. La figura di Ulisse, protagonista del passo citato, allude ovviamente al viaggio, topos caratterizzante il personaggio, viaggio inteso come percorso che ci conduce alla conoscenza e all’opportunità di perseguire la perfezione ideale dell’individuo. In tal senso l’opera di Dante ha un valore universale valido per il lettore di ogni tempo, cultura e fede: ci mostra l’esperienza di un esilio che non è quello imposto dall’autorità, quello sofferto che allontana con dolore dalla patria, ma un esilio imposto dalla propria curiosità, dal bisogno di spingersi oltre e conoscere nuovi orizzonti.

 

Luca Chapelle